DESIDERO DUNQUE SONO

Posted on 21 Maggio 2019

“Vede Dottoressa, io vorrei poter seguire questo mio desiderio ma non riesco proprio, mi sento come bloccata.”
Questa è una delle frasi che più tipicamente mi capita di ascoltare, in tutte le sue innumerevoli declinazioni, nella stanza d’analisi del mio studio. Ciò che la provoca è essenzialmente una mancata conoscenza e consapevolezza circa i desideri che spesso noi umani ci troviamo a nominare, appunto, solo parzialmente.

Francamente la cosa non mi sorprende mai: la tematica che riguarda i propri desideri è una delle prima che vengono affrontate in un percorso di analisi. La possibilità di “guardare” i propri desideri è quasi un lusso, che per la verità pochi esseri umani riescono a concedersi. Se ci soffermiamo un attimo a pensare, questo può sembrare piuttosto strano ed alquanto scomodo per un essere vivente congeniato in maniera tanto complessa come l’umano. Eppure, spesso, i nostri desideri tentano, per così dire di fare capolino nel nostro quotidiano, ma, in maniera quasi del tutto inconscia, noi riusciamo a farli perdere di nuovo nella dimenticanza. Tuttavia, per fortuna, come per la maggior parte delle cose che sono custodite nella nostra parte non cosciente, essi non smettono affatto di visitarci ed anzi, spesso riescono a trovare strade alternative ben più fastidiose, come ad esempio i sintomi (ansiosi, nevrotici, isterici, paranoci ecc. ecc.)

Ecco compreso allora, perché, durante il lavoro della psicanalisi il tema del “desiderio” sia uno dei primi ad emergere. Ben presto, la persona scopre o per meglio dire ri-scopre di avere dei desideri che magari certe scelte e/o eventi della vita hanno appunto costretto in un angolo remoto e buio della propria psiche. Il ritorno, spesso prepotente, di tali desideri porta con sé una serie di preoccupazioni che solitamente riguardano i cambiamenti che la nuova via potrebbe innescare per se stessi e/o per altri.

Durante la propria analisi personale, la persona permane piuttosto a lungo in un territorio “a mezz’aria” nel quale idee e intenzioni profondamente contrastanti ed all’apparenza ambigue, sembrano non trovare fermezza. Tale condizione è percepita in maniera molto molto scomoda dalla persona, che vorrebbe dunque affrettare il lavoro per uscirne il prima possibile. Al contrario invece, il lavoro dell’analisi, in quel preciso momento ha bisogno di mantenersi proprio sull’ambiguità e sull’incertezza. La sua funzione in questo momento è quella di rendere il più possibile consapevole quell’essere umano del suo desiderio appena risvegliato, ed è quindi necessario, come spesso mi capita di dire alla persona che si trova sul lettino del mio studio, che egli si percepisca come “immerso, quasi a bagno” nel suo stesso desiderio. Solo aprendosi a questa possibilità si è in grado di raggiungere consapevolezza dei propri desideri, e di quanto siano essi stessi, con la loro presenza, a farci sentire vivi.

“Desidero dunque sono”: una vita tesa soltanto al nascondimento dei propri desideri è come una strada interrotta, che non può procedere perché non conosce bene la propria direzione. Al contrario, se il punto di partenza, la forza che spinge, e la direzione da intraprendere hanno a che fare con i nostri desideri,  possiamo riuscire a fare delle scelte che riescano a conciliare noi stessi e le persone che abbiamo intorno. In definitiva, la consapevolezza di noi stessi conferma il suo essere un elemento cardine per il proprio benessere psicologico, ed è essa stessa uno degli obiettivi principali del prendersi cura di sé tramite l’analisi personale.