Storia del rivelarsi della Parola ad un giovane medico. (seconda parte)

Posted on 9 Agosto 2014

Al ritorno dai suoi viaggi a Parigi e a Berlino, Freud sente più pressante l’esigenza, di alleviare le sofferenze dei pazienti di cui ha iniziato ad occuparsi, ed ha a disposizione l’elettroterapia e l’ipnosi. La prima sarà abbandonata poco dopo, mentre proprio nell’ipnosi, e più precisamente nella suggestione ipnotica si ripone l’iniziale fiducia di Freud.
Tale pratica è sostenuta nel Freud di allora anche dalla vicinanza di interessi, e dalla successiva amicizia con il Dr. Breuer.
Alla Salpêtrière, con il suo primo maestro Freud aveva assistito ad una grande rivoluzione in campo medico: l’isteria, facendo saltare i canoni delle patologie studiate fino ad allora, veniva trattata con la parola. Charcot aveva dimostrato che i fenomeni isterici obbediscono a leggi specifiche, dunque i suoi sintomi, sotto ipnosi,  potevano essere eliminati dal medico tramite l’uso appunto della parola.
Tornato a Vienna, Freud inizia la sua attività privatamente; l’ipnosi allora serviva al medico per avere informazioni dai pazienti sulla genesi dei sintomi, si trattava di cose che non si sarebbero mai sapute dallo stato di veglia.

Il passo successivo nella crescita di Freud è l’avvicinamento al  metodo catartico di Breuer. Questo si basava sull’idea che i sintomi isterici nascondessero dei ricordi «ritenuti» che, fatti affiorare alla coscienza sotto effetto della suggestione ipnotica, potessero essere riconosciuti dalla malata e dunque scaricati ed eliminati. L’idea che Freud si fa durante l’esperienza con l’amico Breuer è che il metodo scelto per condurre il trattamento non faccia altro che favorire nella paziente il ritrovamento di qualcosa che già le appartiene.
Freud in questo periodo è  visibilmente affascinato dal potere che ha la parola del medico di rievocare tramite suggestione ipnotica i ricordi dimenticati nei pazienti, più precisamente egli appare letteralmente sedotto dalla scoperta potenza della sua parola e dedica una serie di scritti proprio a questo tipo di influenza che il medico sarebbe in grado di esercitare. (Ipnotismo e Suggestione, in Opere vol I, Bollati Boringhieri)

Egli appare fin da subito più attento alle parole e al loro uso.
Non si tratta più di partire da un presupposto medico per approcciare alle nevrosi: nonostante i progressi effettuati in tale campo, la pratica medica ha dimostrato di non potersi occupare che degli aspetti somatici dell’essere umano, e l’influenza della psiche sul corpo è da sempre stata trascurata dai medici. L’unico tentativo fatto in questo campo è stato quello di ridurre anche la psiche ad uno schema medico, in modo che, trasformata anch’essa in un tratto organico, potesse essere trattata con la medicina.
Freud avverte invece che attraverso eccitazioni, emozioni e preoccupazioni l’umano si esprime: il sintomo è il  modo di dirsi del disagio umano attraverso le parole.
Il suo tentativo è quello di far emergere prima di tutto, il vissuto del singolo, non solo nel patologico, ma soprattutto nel normale e, nei suoi scritti ne dà esempi riferendosi a casualità che naturalmente possono accadere nella vita dell’essere umano, e dalle quali, molte volte possono scaturire disagi, malesseri.
Egli crede dunque che sia possibile un nuovo tipo di trattamento, che nomina come trattamento dell’anima e ce ne dice qualcosa riferendosi appunto alla parola come unico mezzo da utilizzare. La necessità, evidentemente è quella di soffermarsi sul singolo, concentrarsi sulla sua unicità, e questo non può darsi se non ascoltando ciò che l’altro ha da dire; si tratta dunque di trattamento dell’anima da intendersi in termini di prendersi cura del singolo.

Contemporaneamente alla fascinazione che Freud mostra di avere in questo periodo per la magia della suggestione, troviamo però in lui anche l’insinuarsi di certi dubbi: non tutti i pazienti sono ipnotizzabili, non tutti quelli che si lasciano ipnotizzare raggiungono un profondo stato di sonnolenza che permetta di lavorare, ed inoltre nei casi di buona riuscita del trattamento, si possono verificare condizioni di dipendenza dalla parola del medico stesso.
È sufficiente leggere i casi trattati negli Studi Sull’Isteria per rendersi conto che nel suo punto di vista Freud sente esserci qualcosa di più: che si può andare al di là della rispondenza dell’essere umano al suggerimento verbale del medico (che a questo punto è già diventato un ordine!), si può forse auspicare ad una parola più autentica da parte del paziente. Freud sembra cercare, fino dalle sue prime esperienze, un rapporto più vivo, più profondo con chi non sta bene e si rivolge a lui, perché tutto quello che l’altro riferisce sulla sua malattia, in prima istanza dice qualcosa riguardo ad un essere umano. Freud intuisce che nei pazienti trattati da Breuer  con il metodo catartico il ricordo è intenzionalmente rimosso e dunque ad esso si può risalire anche senza lo stato di ipnosi. (continua…)