Storia del rivelarsi della Parola ad un giovane medico

Posted on 29 Luglio 2014

Il primo volume delle Opere di Sigmund Freud racchiude dentro sé gran parte della storia circa la nascita della psicanalisi. Tra queste pagine la strada della formazione, che condurrà al nuovo metodo, emerge e quasi si «rivela» al cuore e agli occhi di un giovane medico, che per primo ha deciso di mettersi in gioco, perché qualcosa cambiasse nel modo di rapportarsi all’essere umano in difficoltà.

 Il desiderio di conoscenza, la passione per l’essere umano, non può contenersi tra gli argini in cui si tenta, (oggi come ai tempi di Freud), di costringere l’essere umano. La vicinanza tra il mio modo di lavorare nel campo della psicanalisi e l’esperienza raccontata da Freud in queste pagine, mi spingono oggi a pubblicare il primo di una serie di articoli che tenti di spiegare un percorso cosi importante in cui è la brama di sapere qualcosa sull’essere umano in quanto tale ad indicare un percorso di formazione specifico come questo.

Ciò che mi incuriosisce in Freud è il tipo di cammino da lui intrapreso: giovane di famiglia ebrea, che dice di dedicarsi agli studi di medicina, non privi di delusioni, perché ispirato dalla lettura di un saggio sulla natura, e che tuttavia riconosce che le discipline mediche non riescono ad suscitare in lui una grande attenzione. 

Leggendo gli Scritti del Volume I° delle Opere, si percepisce la grande importanza che nella formazione di Freud hanno rivestito gli incontri con i maestri, aspetto questo fondamentale che si dovrebbe a mio avviso ritrovare in qualsiasi tipo di formazione. In fondo, in ogni sapere  troviamo  l’opinione di qualcun altro che precede la nostra, e capita di provare un certo contatto, una certa vicinanza di stimoli.

Per ognuno dei suoi maestri da Freud non mancano, in tutta la sua Opera, elogi ed ammirazioni. Nelle parole del giovane medico si trovano fin da subito elementi che fanno risalire ad un particolare rapporto maestro – allievo, che poi caratterizzerà in ultima istanza la specifica formazione in psicanalisi.

Come mi sono trovata a scrivere di recente, è fondamentale, e lo era dunque anche per Freud, avvertire durante la formazione, che tutto è in divenire, che il cambiamento è sempre in atto e che, perché si dia approccio critico alla psicanalisi, è necessario prima di tutto il domandare, l’interrogarsi sulla parole dei maestri.

L’idea di un maestro che si confronti con gli allievi la ritroviamo, nella storia della formazione di Freud fino dall’incontro con Charcot.

Nella clinica della Salpêtrière infatti Freud infatti trova la possibilità che si dia confronto, e che si stabilisca un clima collaborativo tra maestro e allievo: “Chiunque ne aveva il coraggio poteva dire la sua nelle discussioni, e nessuna osservazione veniva trascurata dal maestro. La familiarità nei rapporti, e il modo in cui tutti venivano trattati gentilmente su di un piano di eguaglianza […] rendeva facile anche alle persone più timide la partecipazione attiva alle visite di Charcot.” (rif. Relazione sui miei viaggi di studio a Parigi e a Berlino, in Opere, Vol. I)

Ritengo fondamentale, che in rapporto alla formazione si dia possibilità di un confronto diretto, di uno scambio di pareri, lo credo l’elemento fondante dell’idea stessa di «formazione» che ci permette dunque di distinguerla da quella di «apprendimento» che spesso incontriamo nei percorsi istituzionali.

Questa opportunità spinge a mettersi in gioco in prima persona, ad esporsi e dunque anche a sentirsi partecipi di un movimento, intendendo con questa espressione la possibilità che si dia circolazione di opinioni, di sapere, di parola.

Forse proprio il fatto che sia data a Freud questa iniziale possibilità di misurarsi con le parole di Charcot, apre per lui la strada al desiderio che si dia libertà intorno alla parola. (continua….)