La stanza della COLPA

Posted on 24 Maggio 2014

Durante il ciclo di incontri STANZE D’AMORE. LA DONNA E IL DESIDERIO abbiamo provato ad assegnare ad ognuno dei quattro argomenti trattati una reale stanza della casa, in particolare il tema della COLPA era stato legato al RIPOSTIGLIO

COLPA -RIPOSTIGLIO. IL ripostiglio è un posto solitamente chiuso, buio, spesso abbastanza pieno di cose proprio perché piuttosto ridotto in termini di spazio, CHIUSO, BUIO, PIENO…..non è difficile cogliere la COLPA in questi aggettivi.

Cosa è il sentimento di colpa se non qualcosa da tenere chiuso dentro? proprio perché stanza oscura, buia che troppo spesso ci abita in quanto donne, e sicuramente che viviamo come sentimento debordante.  Non è contenibile,  non è sostenibile proprio perché pieno, e quando ne siamo in balia la sua pienezza ci travolge. In verità c’è ancora una caratteristica che mi viene in mente  a sostegno di questo accoppiamento: nel ripostiglio mettiamo cose importanti per la vita di tutti i giorni ma che in qualche modo non devono risultare visibili ad occhi estranei. Pensiamo infatti a cosa ci accade ad esempio se un ospite inaspettato si presenta in casa e trova il ripostiglio aperto o peggio ancora trova fuori posto qualcosa che dovrebbe stare chiusa lì dentro: ci sentiamo infastidite, per non dire di più.

Ebbene, la colpa, il sentimento di colpa, quando viene a farci visita non ci infastidisce forse portando alla coscienza in maniera prepotente qualcosa che avremmo voluto invece tenere ben chiuso e nascosto dentro? La colpa ci prende nei momenti più impensabili e spesso più insignificanti, fondamentalmente quando sentiamo,(e sottolineo questo sentiamo che ci fa capire che si tratta a punto di un sentimento), di aver mancato in qualcosa, di aver fatto un torto a qualcuno. Sono sicura che ognuno possa rintracciare negli episodi della sua vita qualcosa  di questo tipo, una propria mancanza, una decisione azzardata nei confronti di qualcuno che ha suscitato il sentimento di colpa.

Tuttavia non è sempre da qui che ha origine questa tensione lacerante: a volte non ci rendiamo conto che in questo vero e proprio cappio in cui la colpa ci stringe abbiamo messo il volere dell’altro o peggio ancora il volere del sistema, della società a dettar legge davanti al nostro desiderio. Purtroppo a volte il sentimento di colpa viene risvegliato in noi  dal fatto che in qualche modo, abbiamo oltrepassato un limite immaginario, abbiamo rotto una linea che non dovevamo forzare , perché fondamentalmente, che ci piaccia o no siamo andate oltre, come donne, rispetto al ruolo che da secoli ci è stato assegnato dalla cultura.

Come possiamo sopravvivere a tutte quelle scene di colpa nelle quali il volere dell’altro o della società sopravanza il nostro desiderio?

La colpa ci visita come qualcosa che segna, qualcosa di cui resta un lascito e che ritornerà sempre a ricordare quell’episodio, e dunque di nuovo è lecito domandarsi come sopravvivere a tutto questo se la colpa ci viene servita come qualcosa che proviene dall’altro, dalla cultura.
Come spesso mi trovo a dire o a scrivere la donna è tutt’uno con il suo desiderio e con la sua passione e l’auspicio è che ognuna di noi riesca qua e la a vivere secondo queste due grandezze senza troppo lasciarsi imbrigliare nelle maglie dei ruoli e nel volere del sistema ideazione dominante.

Concludo dunque con una poesia di un grande poeta turco perché possa essere letta proprio sentendo il rapporto che lega la donna al suo desiderio e alla sua passione:

Sono cent’anni che non ho visto il suo viso

che non ho passato il braccio

attorno alla sua vita

che non mi son fermato nei suoi occhi

che non ho interrogato

la chiarità del suo pensiero

che non ho toccato

il calore del suo ventre

 eravamo sullo stesso ramo insieme

  eravamo sullo stesso ramo

caduti dallo stesso ramo ci siamo separati

e tra noi il tempo è di cent’anni

  di cent’anni la strada

e da cent’anni nella penombra

  corro dietro a te.

 

NAZIME HIKMET

 
(articolo tratto dal quarto incontro del ciclo STANZE D’AMORE. LA DONNA E IL DESIDERIO pronunciato il 12 Aprile 2014 a Montevarchi)